Mi duole ammettere che la combo Trasloco-Festival di Sanremo si sia rivelata molto più faticosa di quanto pensassi.
Il primo di febbraio, quando credevo che il difficile fosse passato con l’ingresso nel mio nuovo appartamento, è iniziato il Festival di Sanremo e mi sono ritrovata a stare sveglia oltre le 22, controvoglia, per ben quattro sere consecutive. Non che qualcuno mi abbia costretto, ma un misto di FOMO, animatissime chat, e voglia di vedere almeno un paio di esibizioni sia per piacere che per lavoro, mi teneva sveglia ben oltre la mia soglia di resistenza. I giorni successivi alle sbornie sanremesi, erano costellati da sveglia alle 7 di mattina per la passeggiata del cane - chiacchiere sul Festival a lavoro, sui giornali, tra amici, al bar - canzoni alla radio e sulla home di Spotify - carrellate spietate di meme - polemiche a brevi scadenze, e poi, senza neanche accorgertene, ricominciava da capo. Il tutto condito dal mancato recupero di forze fisiche e psicologiche del post-trasloco.
Il giorno dopo la serata finale avrei voluto riposare senza pensare né a tutti quegli oggetti che ho nascosto alla vista e sono ancora da ordinare, né rientrare nel vortice del post-Sanremo, ma non ce l’ho fatta. Nonostante i postumi della finale, mi sono ritrovata a riconsegnare furgoni e a guardare tutte le esibizioni in diretta a Domenica IN.
La mia unica speranza di disintossicazione rimaneva la messa in onda della nuova stagione de L’Amica Geniale. Alle 21:25 ero pronta a rientrare nel magnifico mondo di Lenù e Lila, ma Rai1 ha dovuto risbattermi in faccia tutto il cucuzzaro con una pillola di immagini backstage della finale di sabato. Pubblicità, 21:35 ed ero già in crisi. Mezz’ora dopo dormivo, godendo finalmente del tanto desiderato riposo, ma naturalmente con il tempismo sbagliato.
Nel momento in cui scrivo, sono trascorsi quasi due giorni dalla serata finale che ha decretato la vittoria di Brividi di Mahmood e Blanco, e porto ancora qualche strascico, ma sento di essere sufficientemente lucida da poter fare un bilancio. Nessun voto alle canzoni, o analisi sullo stato della musica, bensì una classifica dei momenti per me più rilevanti del Festival e di tutto ciò che gli gira intorno.
No Fighting
Lo scorso anno mi ritrovai in una chat di amici a discutere animatamente della polemica Televoto-Ferragni-Fedez. Non che in quella chat non partano sistematicamente animate discussioni sui massimi sistemi, ci siamo abituati, ma da addetta ai lavori, la presi molto a cuore e ne uscii con una lezione: va bene ogni tanto correggere qualcosa o informare dalla mia posizione di addetta ai lavori, ma durante questa settimana è così. Quello che io osservo e conosco per 365 giorni l’anno, deve scontrarsi con la presunzione degli altri di essere esperti della materia per 5 giorni. Fa parte del gioco e bisogna giocare. Quest’anno, memore della quasi-ulcera di quella domenica mattina del 2021, ho deciso di abbassare la guardia e non cadere nelle provocazioni. Neanche quando il mio amico M., lo stesso con cui litigai quel giorno, stuzzicava di nuovo opponendosi categoricamente alla vittoria di Brividi (Respira…10….9….8….)
Accatt’ il bigliett’
Proverò risparmiarvi la retorica sulla crisi degli spettacoli dal vivo e sul deprimente approccio degli organi governativi al problema, ma ho adorato quando M., quello stesso amico di cui sopra, mi ha chiamata venerdì mattina per chiedermi un consiglio sul comprare o no un paio di biglietti per il concerto di Cesare Cremonini a San Siro.
In qualità di super ospite, Cesare si è esibito tre volte nella serata di giovedì e la mia impressione è che siano rimasti tutti piacevolmente colpiti. Non che Cremonini abbia bisogno di presentazioni o lodi, ma la cosa più importante della sua partecipazione è stata proprio dare un assaggino del suo approccio a un’esibizione dal vivo, con tanto di effetti pirotecnici e band di accompagnamento.
Questo mio amico mi ha detto che sì, Cremonini gli piace, ma non lo conosce neanche tanto bene; eppure quel momento lo ha caricato e quando ha scoperto che erano disponibili dei biglietti per il suo concerto allo stadio di San Siro il prossimo giugno, ha deciso di andare. Era il risultato di uno spettacolo eccitante e di una sua volontà di divertirsi, di vedere una cosa bella, di partecipare a un evento, anche se non conosce le canzoni. Un segnale per se stesso e per la scena. E se anche voi, come lui, non avete concerti posticipati da recuperare e volete compiere un gesto di speranza, cercate i concerti del vostro artista preferito o di qualcuno di cui avete sentito parlare bene, e comprate un biglietto. Se siete indecisi, permettetemi una marchetta. Giorgio Poi farà due concerti a teatro nel mese di febbraio. Se vi va, potete acquistare qui i biglietti. Sarà bello.
Giovanna Non D’Arco
A causa di una spiccata distrazione (e le mascherine degli astanti) ho impiegato un po’ a capire che tutte quelle inquadrature in platea fossero dedicate alla Famiglia-Amadeus. Ma poi i colori accesi degli abiti indossati dalla moglie Giovanna mi hanno portato al riconoscimento della situazione dopo la 76esima inquadratura insensata; e forse per un po’ ho anche sorriso del fatto che loro fossero sempre così orgogliosi ed entusiasti.
Finché, durante la serata finale, la mia amica D. (non necessariamente una persona astiosa o ipercritica) ha espresso un fastidio insopportabile nei confronti della pratica. Lei non era lì per vedere Giovanna o il figlio José - che abbiamo scoperto chiamarsi così per omaggiare Mourinho - e ha voluto dirlo più e più volte senza ironia o sarcasmo. Era proprio incazzata e, purtroppo, la regia non ha aiutato a far sbollire la situazione che però per noi altre era molto divertente da vedere.
Il breve, ma intenso, gioco del silenzio
Durante la serata finale, nonostante il gruppo d’ascolto fosse poco numeroso, è stato davvero difficile stare zitte per più di 15 secondi. Come è normale che sia, grandi paroloni slegati sia sul Festival che non, eccetto per un momento. Intorno alle 23 e qualche minuto sono saliti sul palco Mahmood e Blanco, suscitando prima ilarità per il momento Blanco-che-porta-la-bici-sul-palco-manco-fosse-un’attrezzista-di-scena, ma sbaglia i tempi e se ne va via ridendo, mentre vediamo sullo sfondo un Mahmood che vorrebbe chiaramente scappare via dalla tensione. Poco dopo i due prendono ordinatamente il centro palco ed è allora che cade un silenzio tombale in quell’appartamento di Torpignattara. E ce ne vuole per zittire cinque fanciulle professioniste della comunicazione che hanno sempre qualcosa da dire.
Brividi ci ha positivamente annichilite. Ipnotizzate davanti a questi due talentuosissimi, bellissimi ragazzi con una canzone chiusa con un bel fiocchetto e consegnata alle nostre orecchie, abbiamo impiegato 3 minuti e 20 secondi per riprendere la parola. Naturalmente per metaparlare: “Oh, non abbiamo detto una parola” “ahahah, sì”
“Bla Bla Bla, chi è questo, Bla Bla Bla, vestito della Ferilli, Bla Bla, non mi va il televoto, Bla Bla Bla, questa serie la voglio vedere, Bla Bla Bla, ho sonno, Bla Bla Bla, non mi va il televoto, Bla.”
Momento Diavolo veste Prada
Domenica pomeriggio in una chat whatsapp è arrivato il momento della chiacchiera sui vestiti dei cantanti. Colpo di scena! Non ci eravamo mai spinti a tanto. E ancora più sconvolgente il fatto che il primo commento fosse arrivato da un uomo, il quale diceva di essere rimasto deluso dall’abbigliamento maschile durante il Festival. Io ho ribattuto che proprio la sera prima, tra ragazze, si parlasse del fatto che gli uomini fossero vestiti meglio. Per carità, non tutti tutti, ma quel voler osare della moda maschile degli ultimi anni stava pagando, finalmente, anche sul palco del festival. I miei amichetti cis elder millennials, però, non apprezzavano e hanno tenuto a precisare che
“Blanco sembrava la fatina dei denti”
“a me sta sul cazzo pure Gucci degli ultimi 5 anni”
“sono quelle classiche cose esagerate che uno non metterebbe mai nella vita reale”
“A me sono piaciuti i tatuaggi di Highsnob. Soprattutto quello con scritto "Highsnob" sulla parte sinistra della fronte.”
Grazie amici, vi voglio bene.
Sì Papalina, No Party
Lasciatemi dire che la pratica del Fantasanremo è stata forse la cosa più deludente. Non so bene cosa mi aspettassi, ma avevo creduto nell’hype, finché non ho iniziato a vedere spudorati cantanti che sul palco provavano a raccogliere punti facili senza neanche sforzarsi di farlo in modo subdolo. Fino ad arrivare al fastidio massimo dell’annuncio del punteggio finale dopo quasi 24 ore dalla fine del Festival. Non mi è piaciuto e non vedo l’ora di rifarlo l’anno prossimo.
Coerenza-Zero
Il Fantasanremo sarà anche una delusione, ma sono felice di essere arrivata al secondo posto della mia lega su un podio tutto al femminile. L’anno prossimo ci prendiamo il mondo.
Il mammut e tua madre
Una ragazza poco più che ventenne con cui lavoro, mi ha accusata almeno un paio di volte di essere boomer, ma l’ultima è stata quella che mi ha fatto meno male, se non per niente: secondo lei, infatti, ridere di questo video è boomer. Con orgoglio ribadisco che io invece mi sono divertita tantissimo e ripetutamente da quando ne ho scoperto l’esistenza.
Premio Scusate, c’ho Judo
Mercoledì mattina, dopo la prima serata, in un gruppo whatsapp leggo i seguenti messaggi di A.
Per poi scoprire che aveva fatto lo stesso in almeno un altro gruppo di cui sappiamo. Nessun rimorso e nessun rancore. Per cinque giorni lui ha salvaguardato la sua salute mentale, nonostante immagino sia stato difficile dribblare l’invasività del Festival, ma massimo rispetto. Vi confermo, infine, che è rientrato nel gruppo lunedì intorno alle 12, ma non sembra stia andando benissimo
1. Stropicciare colletti di giacche
Sin dall’annuncio della loro partecipazione, ho puntato tutto su Mahmood e Blanco. Capisquadra al mio Fantasanremo, nonostante il costo esorbitante. Eppure, per qualche strano motivo di cui non ricordo, non ero davanti la TV durante la loro prima esibizione. Ho dovuto quindi recuperare la visione la mattina dopo sul laptop, mentre ero ancora nel letto, con un occhio mezzo chiuso. E ne ho amato ogni secondo, ma uno in particolare mi ha stesa. Non so descriverlo, quindi favorisco inserto:
Come dice Emiliano Colasanti, qui s’era capito che avrebbero vinto e io sono contenta, contentissima, soprattutto che Blanco non abbia fatto danni a quella giacca di Prada e che nessuno si sia fatto male.
Andiamo a prendere questo Eurovision dal colletto, ma con rispetto che se no i francesi rosicano.